lunedì 21 novembre 2011


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Come organizzare una “banca del tempo”?

Negli ultimi tempi si è parlato molto di banche – ma ci sono banche e banche – questa volta il mercoledì 30 Novembre alle ore 21.00 presso l”ex-biblioteca di Carimate (Via Arnaboldi) parleremo di “Come organizzare una Banca del Tempo”. La conferenza-laboratorio sarà condotta da Ester Bisotti, fondatrice e coordinatrice della BdT di Caponago (MB).
La Banca del Tempo è un istituto di credito un po’ particolare. Presso il suo sportello non si deposita denaro e non si riscuotono interessi, ma la disponibilità a scambiare prestazioni con gli altri aderenti utilizzando il tempo come unità di misura degli scambi. Ad ognuno degli aderenti viene intestato un regolare conto corrente tempo e viene consegnato un libretto di assegnitempo. Unico obbligo è il pareggio. 
La Banca del Tempo è una innovazione sociale che attiva una rete di solidarietà fondata sullo scambio alla pari di prestazioni capaci di soddisfare bisogni legati alla vita quotidiana. Un modo per riorganizzare la rete di reciproco aiuto tipica dei rapporti di buon vicinato.
La Banca del Tempo si basa sullo scambio, cioè si dà per ricevere, si chiede tempo per restituirlo, infatti il proprio conto corrente deve tendere ad avere saldo zero. Non si tratta dunque di volontariato, ove i volontari offrono tempo per loro attività ad utenti che ne usufruiranno. Si parla di reciprocità indiretta, ogni scambio accende debiti e crediti in tempo nei confronti della Banca, non del singolo interessato.
Di fatto, attraverso lo scambio, facendo “qualcosa per” si finisce per “fare qualcosa con”, cioè è l’aspetto relazionale e conviviale che prevale pur rimanendo estremamente importante l’aspetto funzionale.
Quello che si è visto è che le Banche del Tempo sono una innovazione sociale proprio perché:
• danno vita a reti di socialità agendo come “antidoto contro la solitudine”
• permettono di allargare l’aiuto di vicinato oltre la stretta cerchia parentale
• favoriscono l’inserimento sociale di persone senza rete si supporto familiare (ad esempio nuove famiglie trasferitesi da altri comuni)
• favoriscono l’interculturalità
• favoriscono i rapporti tra generazioni (ormai giovani e meno giovani si trovano a frequentare ambienti diversi)
• favoriscono la crescita dell’autostima individuale (permettendo il riconoscimento in sé allo stesso tempo di bisogni e capacità di soluzione di quelli altrui)
• permettono di soddisfare bisogni altrimenti non reperibili sul mercato
• permettono di usufruire di prestazioni altrimenti non acquisibili per motivazioni economiche o per rigidità organizzative
• agiscono, più complessivamente, sulla qualità della vita.
Scarica qui la locandina

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